Collezione primavera estate 2026. Spring summer 2026. Ogni borsa Benedetta Bruzziches ha un nome. Non un’etichetta, ma un’identità. Non un dettaglio formale, ma una promessa: che quell’oggetto non sia mai soltanto funzione, ma racconto; che non sia mai soltanto forma, ma sostanza.
Dare un nome a una borsa significa soffiarle dentro un’anima: riconoscerle un carattere, attribuirle un destino.
“Le donne a cui ‘rubo’ il nome per le mie borse sono come presenze che mi camminano accanto. Ogni borsa nasce con un nome perché per me è una creatura, una storia incarnata.” Benedetta Bruzziches.
Benedetta Bruzziches sceglie di non lasciarsi definire dalle collezioni, dalle stagioni. Non basta una vita per conoscere se stesse, possono bastare sei mesi per conoscere la donna che si cela dietro una borsa?
Vitty porta con sé il sorriso ironico e struggente di Monica Vitti, la sua concreta leggerezza, il rigore giocoso delle sue amate giacche sartoriali dal taglio maschile, la capacità di indossare un’idea con disinvoltura, la semplicità dell’essere complessi, i personaggi iconici di Antonioni, e il desiderio di andare oltre, di reinventarsi, di liberarsi dai ruoli che ti definiscono. Vitty è tutta questa tensione: “Io non rappresento niente, io sono la rappresentazione. Ma sì, è tutto mescolato, la vita, i personaggi. Allora voi direte: “Ma allora è tutto finto!”, no, è tutto vero, soprattutto i personaggi.”
Mame è un invito: a sbagliare mise, a dire la cosa giusta con le parole sbagliate, a brillare senza un motivo preciso, a sedersi, per caso, sempre al tavolo dove succedono le cose interessanti. Omaggio alla Zia Mame del romanzo di Patrick Dennis: un’icona di libertà, bellezza non convenzionale, eccesso come forma di verità: “Vivi! Vivi! Vivi! La vita è un banchetto e solo gli idioti muoiono di fame.” Tutti dovremmo avere una Zia Mame nella vita, e se non l’abbiamo avuta, possiamo sempre lasciarci adottare dai libri, da una borsa, da un oggetto che ci ricorda che c’è sempre spazio per riscrivere la nostra storia.
Elif è il respiro della scrittura di Elif Shafak, è una ricetta segreta turca, che profuma di cannella e dei vicoli stretti di Beyoğlu. “Elif non scrive, cucina. Io non leggo, mangio le sue parole”, dice Benedetta Bruzziches. Nelle trame delle sue storie si trova la forza delle radici, l’eco delle minoranze, per prime quelle che abitano il nostro essere. Nelle sue righe la varietà trova il modo di riconoscersi, le contraddizioni il modo di convivere, con delicatezza, consapevolezza e un erotismo che sfocia nella spiritualità. “Nell’universo, tutto si muove secondo un ritmo: il battito del cuore, le ali di un uccello, il vento in una notte di temporale, il fabbro che lavora il ferro, i rumori che circondano nel ventre il bimbo non ancora nato… Tutto partecipa, in modo appassionato e spontaneo, a un’unica e meravigliosa melodia.”
Amalia è la donna che non ha lasciato che le convenzioni sociali decidessero per lei. “Se una donna desse sempre retta a quello che le dicono gli altri intorno… finirebbe per non ascoltare più la voce che le viene da dentro.” Le avevano detto che non era una cosa da femmine, e lei si è laureata in ingegneria aeronautica nel 1962, quando davvero non era una cosa da femmine. Ha individuato la sua opportunità di opporsi al destino e ha segnato la sua rotta. Osserva il cielo ogni notte nell’attesa delle amate comete: “I numeri e il Padreterno? Io sono devota a entrambi. E credo negli extraterrestri.” Amalia ti prede per mano e ti accompagna tra l’immensità dell’infinito, che lei non teme, anzi, tratta come fosse un caro amico.
Benedetta Bruzziches si muove misurando ogni gesto, e ciascuno di essi diventa carico di intenzione. Non corre: si ferma, si perde per ritrovarsi, osserva le donne, i loro mutamenti, le molteplici voci che abitano ogni movimento, ogni sguardo. È la pazienza di chi sa che ascoltare significa capire, e capire significa dare respiro a ciò che già esiste, lasciandolo fiorire, lasciandosi fiorire secondo il proprio ritmo.
Il 24 settembre, alla Milano Fashion Week Women’s Collection SS 2026, questa riflessione prende forma: in un atto di resistenza gentile, Benedetta Bruzziches racconta la sua volontà di vivere il mondo, anche quello della moda, a modo suo, consapevole che ogni scelta porta con sé la propria eco. Lo fa tramite la voce delle donne che danno vita alle sue borse, che prenderanno la parola attraverso le letture dell’artista e musicista Dominique Sighanda.
“La paura di deviare dal terreno battuto c’è sempre, ma ho imparato a camminarci accanto. Deviare, per me, è l’unico modo di procedere. Non lo scelgo, né accolgo l’urgenza.” Benedetta Bruzziches.


