Addio a Giorgio Armani, il re dello stile. Aveva 91 anni. 

Era nato a Piacenza, l’11 luglio 1934, ed è morto a Milano, il 4 settembre 2025. Era uno stilista e imprenditore italiano, fondatore dell’azienda omonima, uno dei marchi più importanti al mondo nel campo della moda. Ha rivoluzionato il menswear con l’introduzione della giacca destrutturata — più morbida, fluida e moderna — inaugurando un nuovo linguaggio di eleganza minimalista che ha ridefinito il guardaroba maschile e femminile a partire dagli anni 1970. Le sue creazioni iconiche, come i completi indossati da Richard Gere in American Gigolò (1980), hanno imposto il suo stile al grande pubblico, rendendolo un riferimento del red carpet e dell’abbigliamento professionale internazionale.

Giorgio Armani, il re dello stile. La produzione di Armani è ricordata per la classe e l’eleganza dei suoi abbigliamenti e accessori. Utilizza stili di ogni categoria: dal classico, all’innovativo, come per esempio le giacche destrutturate con cui rivoluziona il design: vengono eliminati i supporti interni (imbottiture e controfodere), vengono spostati i bottoni e modificate le proporzioni tradizionali. Le giacche diventano uno degli emblemi dello stile italiano. Armani rivisita anche il tailleur con pari successo. Ispirato al cinema in bianco e nero e alle atmosfere dell’America degli anni venti e trenta, il suo stile sceglie tagli nitidi e puliti e toni di colori freddi: il beige, il grigio e il greige, una nuova tonalità in bilico tra il grigio e il sabbia terroso, anche se è soprattutto il blu-Armani a contraddistinguere la sua produzione. Non esclude, però l’intramontabile abito nero e bianco, portandolo ad una classe superiore del comune. Un’altra fonte di grande ispirazione per Armani è la cultura orientale e araba. Vengono infatti introdotti in alcuni suoi capi colletti alla coreana, e cappotti simili a djellaba, messi in commercio nel 1990, in contemporanea all’uscita nei cinema di Il tè nel deserto. La sua collezione Armani Casa è realizzata con fantasie ispirate all’Art Déco e all’estremo Oriente. Alcuni capi della collezione Emporio Armani autunno inverno 2018 prendono spunto dalle opere dell’artista francese Pierre-Yves Le Duc Soap Opera.

Origini. Giorgio Armani nacque a Piacenza nel 1934 e nel 1949 si trasferì con la sua famiglia a Milano, dove frequentò il liceo scientifico “Leonardo da Vinci”, diplomandosi nel 1953. Secondo il racconto di un compagno di classe, da ragazzo era spesso assorto nei suoi disegni, mentre gli insegnanti tenevano le lezioni. Dopo le scuole superiori, si iscrisse alla facoltà di Medicina presso l’Università degli Studi di Milano, ma interruppe gli studi dopo pochi anni. Seguirono poi gli anni del servizio militare, una tappa che lo portò a una riflessione personale: decise di non tornare all’università, consapevole di voler dare una svolta al suo percorso. Nel 1957 iniziò la sua carriera nel mondo della moda come vetrinista e commesso presso La Rinascente di Milano, dove apprese i primi rudimenti di visual merchandising e mestiere sartoriale. Il passo successivo fu l’approdo professionale alla casa di moda Nino Cerruti: nel 1965 fu assunto per contribuire alla linea maschile “Hitman”, segnando il suo ingresso concreto nel design moda. Durante quegli anni, maturarono anche le alleanze personali e creative che avrebbero inciso sul suo futuro: fu in questo periodo che conobbe Sergio Galeotti, l’amico architetto che sarebbe diventato suo socio e compagno di vita, nonché figura determinante nel supportarlo verso l’indipendenza professionale — un passo che avrebbe preso forma negli anni successivi.

Giorgio Armani S.p.A. Il 24 luglio 1975, Armani e Galeotti fondarono ufficialmente la Giorgio Armani S.p.A. a Milano, in corso Venezia. La prima collezione venne presentata nella primavera/estate 1976, segnando un momento di svolta per la moda italiana e contribuendo a consolidare Milano come centro nevralgico del prêt-à-porter nazionale. Nel 1978 vestì Diane Keaton, vincitrice del premio Oscar come migliore attrice protagonista per la sua interpretazione in Io e Annie (Annie Hall). Nel 1980, la collaborazione con il film American Gigolo, per cui creò il guardaroba, segnò l’inizio di una serie di partnership con il cinema, consolidando l’immagine di Armani come simbolo di eleganza maschile. Nel 1981 lanciò le linee Emporio Armani e Armani Jeans, che rappresentavano due facce dello stile del brand: la prima, giovane e contemporanea, propone eleganza moderna per un pubblico urbano e dinamico; la seconda, casual e denim-oriented, offriva capi sportivi e informali, pensati per la vita di tutti i giorni. Nello stesso anno lanciò anche il primo profumo donna, Armani, e la linea Armani Junior.

Stile distintivo. Il 5 aprile 1982, è apparso sulla copertina della rivista Time, un riconoscimento significativo che ha consolidato la sua posizione di primo piano nel panorama della moda internazionale. La fotografia, realizzata dal celebre Bob Krieger, ritrae il designer italiano insieme a una modella, catturando l’essenza del suo stile distintivo: linee pulite, eleganza sobria e un’aria di sofisticata discrezione. Questa copertura è stata una delle prime per un designer di moda italiano su una rivista di così ampia diffusione, segnando un momento di svolta nella sua carriera. In quegli anni.

Prima boutique Giorgio Armani. Nel 1983 apre la prima boutique “Giorgio Armani” a Milano. Nello stesso anno avviò la collaborazione con il Fondo per l’Ambiente Italiano (FAI) contribuendo al restauro dell’Abbazia di San Fruttuoso a Camogli, in Liguria. Questo intervento segnò l’inizio del suo impegno a favore della tutela del patrimonio culturale italiano. Nel corso degli anni, continuò a supportare il FAI, partecipando a progetti significativi come il restauro di Villa Necchi Campiglio.

Anni ’80 e ’90. Il 1985 segnò la prematura scomparsa di Galeotti, che aveva svolto un ruolo determinante nella gestione finanziaria e organizzativa dell’azienda, contribuendo in modo decisivo al suo successo. Nel gennaio 1986, Armani presentò la collezione autunno/inverno 1986, caratterizzata da un’interpretazione italiana dei tradizionali look maschili americani, con tessuti e motivi rivisitati in chiave sofisticata. A fine novembre fu insignito del titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, per i suoi meriti artistici, culturali e sociali. Questa onorificenza fu conferita dal Presidente della Repubblica Italiana di allora, Francesco Cossiga. L’anno seguente, ricevette il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, la massima onorificenza civile italiana, conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La collezione primavera/estate 1987 fu apprezzata per l’interpretazione raffinata dei tradizionali look maschili americani, con tessuti e motivi rivisitati in chiave sofisticata. Segnò un momento di svolta per la moda italiana, consolidando Milano come centro nevralgico del prêt-à-porter nazionale. Nel 1988, Giorgio Armani, insieme alla sorella Rosanna, ha lanciato l’Emporio Armani Magazine, un’iniziativa pionieristica nel panorama della moda. Questo progetto ha trasformato il tradizionale catalogo delle collezioni in una rivista concettuale, con l’obiettivo di presentare lo stile di vita associato al marchio Emporio Armani attraverso contenuti editoriali di alta qualità. Il numero zero della rivista era in realtà il numero 12 della rivista Westuff, una pubblicazione bimestrale fiorentina che trattava vari aspetti della cultura occidentale, dalla moda all’arte, dalla musica al design. La rivista fu concepita come un “concept magazine”, mirato a contestualizzare le collezioni Emporio Armani negli ambienti che le ispiravano. Ha esplorato vari temi culturali e sociali, utilizzando fotografie e articoli per raccontare storie che riflettevano l’universo del brand. Questo approccio ha anticipato le moderne strategie di comunicazione nel settore della moda, dove il contenuto editoriale e la pubblicità si intrecciano per creare un’immagine coerente e coinvolgente del marchio. La pubblicazione durò fino al 1997, con un totale di 18 numeri numerati, e ha rappresentato un esempio di innovazione nel modo in cui i brand di moda comunicano il loro stile e la loro filosofia. Dopo una pausa di 20 anni, l’Emporio Armani Magazine è stato rilanciato nel 2017, continuando a esplorare e a raccontare l’evoluzione del marchio e del suo stile di vita. Nello stesso anno ha lanciato la sua linea di occhiali, segnando l’ingresso del brand nel settore dell’eyewear. Inizialmente, la produzione è stata affidata a Safilo Group, azienda italiana specializzata. Successivamente, nel 2002, Armani ha siglato un accordo con Luxottica leader mondiale nella produzione e distribuzione di occhiali. La linea si distingueva per il design raffinato e minimalista, in linea con lo stile del brand. Modelli iconici come gli occhiali “Icon”, caratterizzati da montature sottili in titanio, sono diventati simbolo di eleganza senza tempo. Nel 1991, Armani aprì una boutique a Los Angeles, segnando un passo significativo nell’espansione del marchio negli Stati Uniti.

Anni 2000. Durante gli anni 2000, Armani continuò a diversificare la sua offerta, lanciando nuove linee come Armani Exchange e Armani Jeans, per raggiungere un pubblico più giovane e internazionale. In particolare, nel 1991, fu aperta la prima boutique A|X Armani Exchange a New York City, segnando l’ingresso del marchio nel segmento più accessibile del mercato. Nel 2008, il marchio ha rinnovato il suo logo come parte di una strategia di rilancio e riposizionamento, introducendo gradualmente la collezione anche in Europa. Nel 2010, celebrò il 35° anniversario della sua carriera con una serie di eventi e mostre, consolidando ulteriormente la sua posizione nel panorama della moda globale. In particolare, presentò la collezione pre-fall 2010, che fu ampiamente apprezzata per la sua eleganza e innovazione. Nel giugno 2013 aprì la nuova boutique in via Condotti a Roma con una festa inaugurale a cui parteciparono, tra gli altri, Milla Jovovich, Tina Turner, Clive Owen, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Laura Biagiotti, e Sophia Loren. Nello stesso anno sostenne i designer emergenti e prestò il suo teatro come location per le loro sfilate. Nel 2015, lanciò la campagna “#FramesOfLife”, invitando i fan del marchio a condividere le immagini più significative della loro vita, celebrando così l’importanza degli occhiali come “cornice” delle esperienze personali. Nel 2020, si adattò alle sfide imposte dalla pandemia di COVID-19, implementando nuove strategie digitali e sostenibili per mantenere la rilevanza del marchio nel mercato globale. In particolare, scrisse una lettera aperta invitando l’industria della moda ad abbracciare pratiche di produzione più sostenibili e a ridurre la dipendenza dalla “fast fashion”. Il 10 giugno fu insignito del premio “La Moda Veste la Pace” dall’associazione African Fashion Gate APS-ETS. Il riconoscimento gli fu stato conferito per il suo impegno nella promozione di una moda sostenibile, rispettosa dell’ambiente e degli animali, e per il suo costante richiamo a un’eleganza senza tempo di alta qualità. Il premio è stato realizzato dal maestro orafo Gerardo Sacco. Nel luglio del 2025, Armani ha celebrato il 50° anniversario della sua carriera con una serie di eventi e collaborazioni, consolidando il suo status di icona della moda internazionale. È morto il 4 settembre dello stesso anno, all’età di 91 anni, nella sua casa di Milano, in via Borgonuovo, dove si trovava in convalescenza da mesi dopo un ricovero ospedaliero tenuto segreto. La camera ardente viene allestita, dopo due giorni, presso l’Armani-teatro, in via Bergognone, a Milano; i funerali, per volontà dello stilista, si svolgono in forma privata. Lascia un impero senza eguali nella storia della moda, simbolo di eleganza e potere creativo. La sua visione ha consacrato l’Italia come capitale dello stile nel mondo.

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Barbara Braghin – Direttore